Lo psicologo psicoterapeuta in comunità
La differenza tra uno psicologo ed un psicoterapeuta sta nel tipo di preparazione più approfondita. Uno psicoterapeuta è uno psicologo che ha studiato per ottenere la specializzazione.
La semplice esperienza maturata a supporto della comunità può non essere adeguata ad affrontare le tematiche più diffuse attualtmente:
- ansia generalizzata
- stati d'ansia acuta
- attacchi di panico
- insonnia e disturbi del sonno
- disturbi dell'umore
- problemi di coppia
- terapia della coppia
In Lombardia esistono molti professionisti specializzati nelle tematiche sopra elencate.
Quando ad una comunità serve lo psicologo
Probabilmente, in un dialogo tra persone non addette ai lavori, quando si pensa ad una "comunità" il pensiero corre rapidamente comunità per persone con gravi dipendenze.
Si consideri tuttavia che il termine più corretto per definire le persone che si trovano in una comunità per dipendenze è ospiti e non pazienti.
Una maggiore autostima può aiutare i pazienti
Prendendo spunto dagli scritti di alcuni studiosi di fama
internazionale, nei prossimi paragrafi andremo a riassumere 8 tecniche
utili per aumentare l'autostima.
Quando si tratta di considerare il nostro valore, a volte tendiamo ad
essere noi stessi i giudici più severi.
Fondamentale sarebbe, invece, avere un'opinione di noi stessi
realistica e riconoscente e interiorizzare il concetto che ognuno di
noi è nato con tutte le capacità per vivere nel migliore dei modi
anche se con mix di abilità diversi.
Alcuni di noi si condannano a una vita di autocritica cercando
conferma negli altri delle proprie convinzioni auto-limitanti.
Ecco alcune dritte per cercare di uscire da questo circolo vizioso:
- Consapevolezza - Per cambiare qualcosa bisogna riconoscere che c'è qualcosa da cambiare. Per iniziare a prendere le distanze dai nostri discorsi interni, bisogna prima prendere atto della loro esistenza.
- Cambiare la storia con affermazioni positive - Ognuno di noi racconta una storia su se stesso, se difetta di autostima questo racconto sarà pieno di negatività che si apprendono nel corso della vita. Capendo da dove proviene quella storia, si può iniziare a sostituire i pensieri negativi con affermazioni positive da ripetersi costantemente.
- Smettere di confrontarsi con gli altri - Bisogna vivere la propria vita senza pensare che quella degli altri sia migliore. Tante volte è solo apparenza: sembrare felici non significa esserlo veramente.
- Focalizzarsi sui propri punti di forza - Come diceva Einstein: tutti noi siamo geni, ma giudicando un pesce dalla sua capacità di arrampicarsi su un albero, vivrà tutta la sua vita credendo di essere stupido. Ciò significa che non dobbiamo sottolineare i nostri fallimenti, bensì ricordare in quali momenti e in quali ambiti abbiamo avuto successo. Se non riusciamo a farlo da soli, possiamo farci aiutare da un amico, spesso è più semplice notare i punti di forza di una persona dall'esterno.
- Fare esercizio fisico - Curare la propria forma fisica andando in palestra, praticando sport, mangiando meglio e dormendo di più aiuta molto ad avere una maggiore autostima.
- Fare volontariato - Aiutare gli altri ci rende orgogliosi di noi stessi, allontana il focus dell'attenzione dall'io spostandolo verso l'esterno e fa sì che le persone aiutate riconoscano il nostro valore.
- Perdonare - Il ciclo di negatività può essere causato da un sentimento di amarezza o risentimento verso noi stessi o gli altri. La via del perdono, in questo caso, è quella che porterà anche a un miglioramento della nostra autostima.
- Riconoscere il proprio valore interiore - Tutti noi siamo nati con un potenziale infinito, i fallimenti non devono scalfire il nostro valore come esseri umani.
Tutti noi siamo sottoposti giornalmente a sfide e difficoltà che tendono a destabilizzarci e che a volte sono talmente ardue da costringerci a rallentare e cercare il sostegno di un professionista capace di aiutarci a superare i nostri problemi e che ci indichi la giusta direzione da prendere per superare i momenti critici che si presentano sul nostro cammino.
A volte però le sole sedute di psicoterapia potrebbero non rivelarsi sufficienti per trattare adeguatamente determinati disturbi che necessitano di un trattamento più invasivo e impegnativo.
Lo scopo principale della comunità è estrapolare il paziente dal suo contesto abituale e inserirlo in un ambiente capace di indirizzarlo immediatamente verso uno stile di vita più sano e corretto.
È difficile descrivere con precisione quali regole vengano seguite all'interno di una comunità perché queste possono variare molto a seconda dell'istituto a cui ci si rivolge; è sicuro però che chiunque sia sottoposto alla terapia dovrà seguire ciecamente i dettami che gli verranno imposti e che essenzialmente serviranno per assicurare una convivenza pacifica all'interno della comunità, oltre che rappresentare la dimostrazione delle capacità del paziente di vivere seguendo i dettami della società, anche al di fuori del gruppo.
Il punto di forza della terapia in comunità è la possibilità dei pazienti di potersi confrontare e rapportare costantemente con gli altri individui che partecipano alla vita della comunità e cercare in loro la forza e il sostegno necessari per proseguire nel percorso di guarigione. In poche parole la comunità sfrutta il lavoro di gruppo. Scambiando e condividendo le proprie esperienze con chi sta vivendo una condizione di disagio simile alla loro i pazienti riescono a raggiungere con più facilità e motivazione l'obbiettivo preposto. Ciò nonostante la guarigione è talmente difficile da raggiungere che è normale che durante le terapie si presenti un ex-paziente della comunità che dimostri che tutti possono rimettersi e che motivi ulteriormente i pazienti.
La terapia in comunità si rivela molto efficace nel trattamento di numerosi disturbi, come la tossicodipendenza, i disturbi alimentari e la depressione. Ciò che si propone come obbiettivo ai pazienti è quello di rientrare a far parte della società come individui autonomi e sani.
Soprattutto nelle comunità per minorenni si svolgono attività atte ad insegnare ai ragazzi come divertirsi. Questa potrebbe apparire come un'attività superflua, invece è molto importante che i giovani riescano a conoscere quale sia il corretto concetto di svago, questo perché prima della terapia è facile che abbiano sempre associato il divertimento all'assunzione di alcool, droghe o altre pratiche pericolose.
Conseguenze psicologiche della cannabis
La cannabis sativa è una pianta da cui vengono estratte sostanze come
marijuana o hashish che vengono consumate per scopi generalmente
ricreativi. Quali sono le sue conseguenze reali sul corpo e,
soprattutto, sulla mente di chi ne fa uso?
Ci sono studi che confermano che l'uso naturale della cannabis
potrebbe risalire al secondo secolo a.C. quando i chi ne faceva uso
apprezzava gli effetti sul sistema nervoso causati dai composti
chimici psicoattivi presenti al suo interno.
Tenendo conto del fatto che, per secoli, è stata una sostanza che ha
focalizzato l'interesse degli esperti in tutti i settori - chimico,
medico, ecc. - sono state condotte numerose indagini per determinare
le reali conseguenze che il suo consumo può avere, soprattutto quando
la si fuma.
Effetti su corpo e mente
Gli effetti immediati includono un aumento della frequenza cardiaca e
una lieve sensazione di sonnolenza. Potrebbero verificarsi anche altre
conseguenze quali l'arrossamento degli occhi dato dalla sua azione
vasodilatatrice, secchezza della bocca e aumento della fame
soprattutto quando gli altri effetti iniziano a scomparire.
Dal punto di vista psicologico, sembra che ci sia una diminuzione
delle funzioni cerebrali poiché il THC, l'abbreviazione di
tetraidrocannabinolo, il principale composto psicoattivo della
cannabis, può distorcere la percezione sensoriale della realtà,
aumentare l'ilarità e la loquacità per diverse ore.
La fase successiva è caratterizzata da sonnolenza e apatia, il THC
influenza la capacità di pensare normalmente, la memoria e il normale
coordinamento dei movimenti. Se viene consumata in dosi molto elevate,
la cannabis può causare paranoie, allucinazioni ed episodi di panico.
Se viene miscelata con altre sostanze, come il tabacco o l'alcol, gli
effetti possono essere aggravati e la dipendenza può essere ancora
maggiore soprattutto nel tabacco.
Gli effetti immediati possono essere accentuati a lungo termine,
causare danni irreparabili ai neuroni e generare alterazioni
permanenti dell'umore, perdita di memoria o problemi del sonno che
impediscono un normale sviluppo dell'attività personale o
professionale.
Cannabis sì o cannabis no?
Diverse organizzazioni sanitarie concordano sul fatto che un consumo
eccessivo di cannabis può diventare molto dannoso per il corpo, sia
dal punto di vista fisico che da quello psicologico, e portare a gravi
episodi di depressione o schizofrenia.
Tuttavia, ci sono anche studiosi che sostengono l'utilizzo della
cannabis a fini terapeutici. Come essi sottolineano, il suo effetto
analgesico può essere particolarmente efficace per alleviare i sintomi
di alcune malattie croniche, prevenire le convulsioni e persino
aiutare nel trattamento di disturbi e deficit di attenzione.
Dipendenza dall'alcol
L'alcol è una delle sostanze che crea dipendenza maggiormente
accettata dalla società, tuttavia può creare conseguenze negative pari
a quelle causate dalle droghe.
Le persone che soffrono di dipendenza dall'alcol tendono a vedere
compromessa la loro salute fisica e mentale, quindi è consigliabile
una terapia psicologica che li aiuti ad uscire dal circolo vizioso in
cui si trovano.
Quali sono le cause della dipendenza dall'alcol?
Chi beve quotidianamente o molto spesso e per un lungo periodo di
tempo è più suscettibile all'alcolismo soprattutto se ha iniziato a
farlo da giovane.
Ci sono anche altri fattori che influenzano la dipendenza dall'alcol.
Uno di questi è quello che riguarda l'ambiente familiare. I
ricercatori affermano che crescere in una casa in cui uno dei genitori
è alcolista aumenta le probabilità di soffrire di questa dipendenza.
Durante l'adolescenza la dipendenza dall'alcol sembra essere la
conseguenza dei desideri dei giovani di superare la timidezza e
sentirsi integrati nel gruppo.
I sintomi che esprimono chiaramente l'insorgere di una dipendenza
dall'alcol sono quelli tipici dell'astinenza. Il paziente ha l'ansia
di bere, è ossessionato dall'alcol.
L'astinenza si esprime sotto forma di tremori, sudore freddo,
irritabilità, nausea o accelerazione del ritmo cardiaco.
Conseguenze dell'eccessivo consumo di alcol
L'alcolismo è causa di oltre sessanta malattie tra le quali la
disfunzione erettile, la cirrosi, infiammazioni al pancreas e cancro,
oltre a problemi sul lavoro, familiari, sociali o di coppia.
L'eccessivo consumo di alcol, oltre che a livello fisico e sociale, ha
conseguenze devastanti anche dal punto di vista mentale. Tra queste,
le più gravi sono la depressione, l'ansia, la demenza e l'insorgere di
tendenze suicide.
Come affrontare la dipendenza dall'alcol?
Per chi soffre di alcolismo, l'ambiente familiare è di fondamentale
importanza. Fermo restando che l'aiuto di un professionista esperto
nel settore è necessario, la famiglia ha il compito di accompagnare il
paziente nel processo di riabilitazione garantendogli sicurezza e
fiducia senza incolparlo.
Nel caso degli alcolisti, è comune incontrare persone con un forte
superego, persone molto represse, in cui l'aggressività è rivolta
verso se stessi.
A volte sono timidi e silenziosi e non sono in grado di esprimere i
loro desideri e bisogni se non consumando alcol.
Lo psicologo in questo caso cerca di lavorare sulla repressione e
l'immaturità che impediscono al paziente di dire ciò che pensa.
Le difficoltà si acuiscono in occasione di problemi o imprevisti che
l'alcolista deve affrontare nella vita. L'unica soluzione che trova è
quella della fuga bevendo.
Cos'è davvero la dipendenza
Con il termine “dipendenza” si indica una condizione nella quale un individuo è costantemente spinto dal desiderio di assumere una determinata sostanza o di adottare determinate attività.
Le cause che danno origine alla dipendenza sono ancora del tutto chiare, tuttavia si pensa che a causare il desiderio patologico nel nostro organismo sia il rilascio di dopamina e serotonina.
Le forme con cui si presenta la dipendenza sono numerose ma, tutte possono essere collocate in due gruppi principale: la dipendenza fisica e la dipendenza psichica.
La Dipendenza fisica di contraddistingue per la necessità di assumere una sostanza o di dedicarsi ad una determinata attività per consentire all’organismo di adottare un funzionamento normale. Se l’individuo dipendente non dovesse assecondare il suo impulso andrebbe incontro alla sindrome d’astinenza, caratterizzata da sintomi spiacevoli e difficili da sostenere.
La Dipendenza psichica si presenta con il forte desiderio di assumere
nuovamente una determinata sostanza per provarne nuovamente gli
effetti benefici.
Sarebbe ideale che la persona affetta da dipendenza ottenesse una
diagnosi nel minor tempo possibile, in modo da evitare eventuali
complicazioni derivate dalla somministrazione di una sostanza
particolarmente dannosa, come ad esempio l’eroina ma, nella maggior
parte dei casi le persone affette da dipendenza si rivolgono ad un
medico dopo un lungo periodo.
La via per guarire da una dipendenza è spesso lungo e tortuoso e
varia in modo drastico a seconda di vari fattori determinanti, come ad
esempio la sostanza che crea dipendenza o la limitata forza di volontà
del paziente che, a volte, potrebbe non essere collaborativo.
La terapia è solitamente composta non solo da delle sedute col
terapeuta ma, a seconda della condizione in cui riversa il paziente
potrebbe necessitare anche di un supporto di tipo farmacologico.
Le sostanze e le attività che provocano dipendenza sono molteplice e la maggior parte di esse non sono illegali, anzi, la maggior parte di esse sono usate abitualmente dalla maggior parte delle persone. Tra i più comuni possiamo ricordare: gioco d'azzardo, tabacco, farmaci, shopping, internet, sesso, cibo, alcool, stupefacenti.
Cosa dovremmo fare se una persona a noi cara mostrasse segni di dipendenza verso una delle sostanze e attività elencate in precedenza?
Un buon modo di agire sarebbe quello di chiedere il parere al nostro
medico di base, oppure contattare immediatamente uno psicoterapeuta
che potrà attestare la sua effettiva condizione psicologica e che
potrà indicarci il giusto modo di approcciarsi all’individuo, in modo
che non si senta aggredito o denigrato.